Nelle valli di tutto il Trentino un “incendio invisibile” sta devastando in maniera tragica i boschi di abete rosso. Alberi che riescono a bloccare frane e valanghe, ma che crollano nel giro di poche settimane a causa di un insetto di 4 millimetri che “disegna” labirinti di gallerie sotto la loro corteccia: il Bostrico Tipografo, un coleottero che nei prossimi anni potrebbe causare la scomparsa degli abeti rossi al di sotto dei 1200 metri s.l.m.
Tuttavia non si tratta dell’unico colpevole: dietro di lui ce n’è uno decisamente più grande e rinomato: il cambiamento climatico.
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Cos’è il bostrico?
Il Bostrico Tipografo è un piccolo insetto parassita della specie dei coleotteri che si infila sotto la corteccia degli alberi (in particolare gli abeti rossi) per depositarvi le uova che si trasformeranno in larve. Per fare ciò scava fitte reti di cunicoli che, come si può facilmente immaginare, interrompono il flusso della linfa. A questo punto gli aghi dell’abete si trasformano nel giro di poche settimane assumendo inizialmente una colorazione giallognola, poi bruno-rossiccia ed infine l’albero cade, si secca e muore: come un incendio al rallentatore.
Gli insetti che mangiano le piante, come il bostrico, sono da sempre presenti nei boschi e svolgono un importantissimo ruolo: permettono di far circolare la materia fertilizzando il terreno, e contribuiscono alla selezione naturale. E più sono le specie che interagiscono fra di loro all’interno del sistema, più esso è equilibrato.
Tuttavia, come in tutti gli ecosistemi, il problema sorge quando la presenza di queste specie supera una soglia di tolleranza, diventando dannosa per il bosco.
Il caso del Trentino
E’ proprio quello che sta succedendo anche nei boschi di tutto il Trentino, dove sono sempre più evidenti le chiazze giallo-rosse di alberi colpiti dall’insetto killer.
Qui il bostrico ha attaccato una superficie pari a circa 7500 campi da calcio dal 2019 ad oggi.
Il Corpo Forestale sta facendo tutto il possibile per limitare i danni, soprattutto togliendo le piante ammalate per limitarne la proliferazione. Tuttavia anche nel fare ciò serve molta prudenza e pianificazione, poiché così facendo si espongono i versanti a rischio idrogeologico. Inoltre si cerca di lasciare le “piante picchio“, che ospitano il naturale antagonista del bostrico, e si piazzano delle trappole con feromone.
Quello del bostrico, però, non è solo un problema locale, ma è ben più ampio: si stima che in Europa, dal 1958 al 2001 le perdite causate da questo insetto siano state circa 3 milioni di metri cubi all’anno, cifra che invece sale a ben 200 milioni fra il 2019 e il 2021.
C’è lo zampino del climate change
Cosa c’è all’origine di un aumento così esponenziale? Senza dubbio questa situazione disastrosa è figlia del cambiamento climatico, per diversi motivi.
In una situazione normale, in cui il bosco è in salute, la presenza stagionale di insetti parassiti non è un dramma e anzi, come abbiamo già detto, è di fondamentale importanza per l’ecosistema. Il problema sorge quando il bosco si trova in difficoltà e gli alberi sono indeboliti: l’insetto si sposta di pianta in pianta e prolifica molto più facilmente e rapidamente.
E il bosco, in questo periodo, è debole più che mai: non vi è regolarità stagionale, c’è poca acqua in primavera e autunno e fa sempre più caldo. Il bostrico prolifica infatti oltre i 16,5 gradi, una temperatura che solitamente veniva raggiunta in Trentino solo per 3 mesi e che invece ad oggi può dilungarsi anche per 5.
Poi ci sono gli eventi estremi, che a causa del cambiamento climatico sono sempre meno rari. Dopo la tempesta Vaia, che ha indebolito notevolmente i boschi, l’enorme quantità di legname schiantato ha permesso al bostrico di proliferare in maniera incontrollata e di infestare anche le piante sane.
Il caso del bostrico rappresenta allora l’esempio di un nefasto circolo vizioso.
A causa del cambiamento climatico il bosco si riduce causando indirettamente un ulteriore aumento della CO2 e, di conseguenza, del surriscaldamento globale!
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Ciao, come la gran parte di noi, non sono esperto di specie animali che danneggiano le ns foreste, la partita da vincere ritengo sia molto complessa per una serie di fattori concomitanti da te ben evidenziati.Se consideriamo il fattore climatico, e la diminuzione dei consumi energetici, ora per forza di cose ( ma era necessario adottarlo prima) si prospetta per un piano di risparmio energetico, di cui non credo vedremo gli effetti se non nel medio lungo periodo.Ritengo che il Corpo Forestale del Trentino che ha lunga tradizione di attenta conservazione del patrimonio boschivo saprà arginare gli effetti di questa vera pandemia dei nostri amati “peci” ( abeti rossi). In ultimo vorrei tanto sapere se il bostrico attacca solo l”abete rosso o anche altre essenze,e se è così conoscerne la ragione. Un saluto cordiale a tutti.Marco
Ciao Marco, concordo pienamente e anche io credo, e spero, che il Corpo Forestale riesca a fronteggiare al meglio questa tragica situazione. Riguardo gli alberi colpiti, informandomi ho trovato che il bostrico colpisce principalmente l’abete rosso ma anche altri tipi di abete, molte specie di pini e anche larici (https://www.exoticpests.gc.ca/us-details/insect/1000098). Inoltre ho letto che può colpire anche alberi da frutto, in particolare il melo e la vite. Tuttavia non so dirti se ci sia un motivo preciso per cui questo insetto parassita preferisca colpire l’abete rosso rispetto ad altri alberi… Grazie per interessanti domande e spunti di riflessione 🙂 Ti invito in caso non l’avessi ancora fatto ad iscriverti alla newsletter per non perderti i prossimi articoli: https://mailchi.mp/54db6953fc16/fabriecoblog-newsletter
A presto,
Fabri
Ciao Fabri, articolo davvero interessante, finalmente mi sono chiarita le idee…mille grazie, alla prossima
Anci
Ciao zia Anci, sono molto contento tu l’abbia trovato interessante 🙂 Grazie per il supporto, alla prossima! Fabri