Il 25 settembre gli elettori italiani si sono recati alle urne per votare il Parlamento. La coalizione di centrodestra, formata dai partiti Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati, ha ottenuto il 44% dei voti ed è ora pienamente operativa alla guida del governo.
Guerra, crisi energetica, inflazione… sono molte le criticità che affliggono il Paese e che il governo di centrodestra si trova ora ad affrontare con urgenza.
Altro problema urgente con il quale il governo diretto da Giorgia Meloni è chiamato a confrontarsi è quello della crisi climatica. Il cambiamento climatico non rappresenta uno scenario ipotetico o futuro, ma una vera e propria emergenza come stanno a dimostrare le recenti tragedie che hanno colpito il nostro paese: dal collasso del ghiacciaio della Marmolada alle inondazioni che hanno martoriato ancora una volta il territorio marchigiano, dal caldo estremo estivo alla perdurante siccità.
Il Governo appena insediato dovrà dunque misurarsi anche con la questione climatica, non solo rispettando e rinnovando gli accordi internazionali ma anche intervenendo a livello nazionale e trovando il modo di adattarsi alle conseguenze disastrose di questa emergenza.
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Tra il dire e il fare, si sa, c’è di mezzo il mare
Oggi la sfida più grande che trova impegnata la nostra generazione
è certamente l’emergenza climatica
Giorgia Meloni, neo eletta Presidente del Consiglio
Queste le parole pronunciate dalla leader di Fratelli d’Italia il 22 settembre, giorno in cui ha firmato la dichiarazione per l’azione climatica del centrodestra promossa dal Conservative Environment Network, un forum dei conservatori nato nel Regno Unito.
«Senza un clima stabile – si legge nel testo – le nostre economie soffriranno e la sicurezza globale sarà a rischio. Le attività dell’umanità stanno guidando il cambiamento climatico con conseguenze dannose per le persone e il mondo naturale. Riducendo e infine eliminando le emissioni nette di gas serra, eviteremo danni ancora maggiori e costruiremo un futuro più pulito e prospero con più posti di lavoro, maggiore sicurezza e un ambiente naturale più sano».
Ma quante di queste ambiziose parole trovano un riscontro effettivo nel programma del governo Meloni?
Obiettivi di riduzione delle emissioni
Nella dichiarazione di azione climatica del centrodestra sopra citata viene accennato l’obiettivo di raggiungere le emissioni nette entro la metà del secolo. Tuttavia, né nel programma elettorale di FdI né nell’Accordo quadro della coalizione vi è traccia degli obiettivi climatici che l’Italia si è data a livello internazionale.
Piano nazionale di adattamento
La lotta ai cambiamenti climatici si combatte su due fronti: quello della mitigazione, ovvero il tentativo di risolvere il problema “alla radice”, principalmente tagliando le emissioni di gas climalteranti, e quello dell’adattamento, ovvero il ricorso a opportune misure per potersi adattare alle conseguenze, sempre più evidenti, di questa crisi.
E anche qui in Italia, alla luce delle recenti tragedie avvenute, si rende sempre più necessaria e urgente una strategia di adattamento agli effetti del riscaldamento globale.
Basti pensare che il nostro Paese è considerato una delle regioni europee più esposte ai rischi climatici, e rischia di diventarlo sempre più nei prossimi decenni: da qui al 2100 le temperature estive in Italia potrebbero aumentare fino a 6°C; le precipitazioni potrebbero diminuire fino al 40%; per quanto riguarda l’economia alcune stime ritengono che, a causa del cambiamento climatico, il PIL pro capite italiano potrebbe ridursi dell’8% entro la fine del secolo.
Ma le conseguenze non saranno solamente ambientali od economiche: il riscaldamento globale avrà notevoli ripercussioni anche sulle migrazioni, fenomeno che interessa da vicino il nostro Paese e che sta sicuramente molto a cuore anche al nuovo governo. Secondo un dossier pubblicato da Legambiente, le persone costrette ad emigrare a causa delle condizioni sfavorevoli del clima, potrebbero raggiungere il miliardo entro il 2050.
Per la verità, una strategia per far fronte a queste conseguenze è già esistente e si chiama Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici.
Il PNACC nasce nel 2017, sotto il Governo Gentiloni, con ministro all’Ambiente Gian Luca Galletti. “Gli obiettivi di questo Piano sono – afferma Galletti in un’intervista a La Repubblica – di contenere la vulnerabilità dei sistemi naturali, sociali ed economici dovuti ai cambiamenti climatici; incrementare la capacità di adattamento sui territori attraverso le infrastrutture e servizi; migliorare lo sfruttamento delle opportunità e garantire il coordinamento delle azioni a diversi livelli”. Sono passati 5 anni e 4 governi e questo Piano è ancora nel cassetto, in fase di approvazione.
Fratelli d’Italia promette di “aggiornarlo e renderlo operativo” mentre, nell’accordo quadro del centrodestra, tale Piano non viene nominato e si parla invece solamente di un “programma straordinario di resilienza delle aree a rischio dissesto idrogeologico”.
Energia
Nel 2022 sono stati installati in Italia circa 3 Giga Watt di energie rinnovabili. Considerando che negli anni scorsi, mediamente, ne venivano installati 0.8 GW, un’accelerazione c’è stata ma, se l’obiettivo è quello di raggiungere gli 85 GW prefissati entro il 2030, ancora non ci siamo.
Chissà se la promessa di FdI di “aumentare in modo deciso la produzione di energia da fonti rinnovabili sburocratizzando le procedure autorizzative” verrà mantenuta.
Oltre alle rinnovabili, come alternativa alle fonti fossili il nuovo governo propone il ricorso ad un nucleare “pulito e sicuro”. La Lega, ancora più risoluta, in campagna elettorale si è detta favorevole alla “realizzazione di nuovi reattori nucleari o alla riqualificazione delle centrali già esistenti”.
Sta di fatto comunque che il centrodestra rimane sempre agganciato alla dipendenza dalle fonti fossili: l’obiettivo è per loro quello di sfruttare tutte le fonti disponibili nel Paese, riattivando e realizzando anche nuovi pozzi di gas naturale “in un’ottica di utilizzo sostenibile delle fonti”.
Nel proprio programma elettorale, il partito di Giorgia Meloni promette anche di “avviare le comunità energetiche”: uno strumento per la condivisione dell’energia tra cittadini che darebbe la possibilità anche ad associazioni ed imprese commerciali di diventare energeticamente autonomi.
Altre proposte nel programma
Tra le altre azioni a favore dell’ambiente presenti nell’Accordo quadro del centrodestra, troviamo la salvaguardia della biodiversità, la promozione all’educazione ambientale, la piantumazione di alberi sull’intero territorio nazionale, in particolare nelle zone colpite da incendi o calamità naturali, e la promozione di politiche di mobilità urbana sostenibile.
Nel segno della continuità…
Il primo fatto concreto di questo governo in materia, la nomina di Pichetto Fratin quale Ministro di quello che è stato rinominato come: “Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica”.
Il sospetto di una continuità con l’azione del precedente governo si sostanzia con la scelta non casuale di affiancare al neo ministro Fratin Roberto Cingolani, ex ministro alla Transizione Ecologica del governo Draghi.
Come procederà il governo di centrodestra nella lotta all’emergenza climatica?
Citando le parole di Nicola Procaccini, responsabile di Energia e Ambiente di Fratelli d’Italia, il partito a capo del governo vuole affrontare la questione ambientale evitando una “transizione energetica miope e frettolosa imposta dall’Unione Europea”, i cui target sulle emissioni di CO2 “vanno affrontati con maggiore lucidità”. FdI è contrario a “divieti e tassazione” e a “certe derive ideologiche”.
Nell’intervista su Green&Blue, alla domanda “Siete pronti a prendere posizione sul gas e Incentivare le rinnovabili?”, Procaccini risponde: “No al contrario, vogliamo sfruttare di più i giacimenti di gas italiani”.
Come sostiene Nicolas Lozito, giornalista di La Stampa, quello del centrodestra è “ecologismo di pura conservazione, un approccio Novecentesco”.
Approccio di certo non all’altezza della situazione, dove l’emergenza climatica è sempre più evidente e la comunità scientifica ci avverte della necessità di agire urgentemente e in maniera decisa per evitare il peggio, laddove alcune conseguenze sono già irreversibili.
E affrancarsi dalle fonti fossili, gas compreso, non è una “deriva ideologica”, ma una misura inevitabile in linea con evidenze scientifiche, non di certo ideologiche o politiche.
Per concludere, possiamo senza dubbio dire che le premesse non sono particolarmente buone. Ma per avere una risposta certa, ci riserviamo di attendere quali saranno le prossime mosse del nuovo governo.
La buona notizia è che non dovremo aspettare nemmeno molto: proprio in questi giorni si sta tenendo la COP27 in Egitto, la conferenza annuale organizzata dall’ONU in cui i Paesi di tutto il mondo si accordano sulle misure per contrastare i cambiamenti climatici. Un’ottima occasione questa per capire quali saranno gli impegni e gli obiettivi concreti che il Governo Meloni prenderà.
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