Il manifesto di Assisi
«Quando neppure sapevamo che esisteva Davos qui ad Assisi già si tutelava l’ambiente». Così il premier Giuseppe Conte ha spiegato la sua assenza al World Economic Forum e la presenza al Sacro convento per la presentazione del “Manifesto di Assisi”.
Conte ha concluso i lavori, ha firmato il Manifesto per un’economia a misura d’uomo contro la crisi climatica, promosso da Symbola e dal Sacro convento, e ha indossato il “Tau verde”, simbolo della nuova alleanza per l’ambiente e per l’uomo.
Ad ascoltarlo anche il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, che nel suo intervento ha definito il Manifesto «uno dei grandi segni di speranza. Parla a tutti gli uomini e donne, scuote le coscienze della classe dirigente. Le questioni economiche e ambientali rappresentano il cuore di una nuova questione sociale che va affrontata con sapienza, carità e lungimiranza. Il Manifesto è un punto di partenza, una bussola per costruire un’economia a misura d’uomo. Ci incamminiamo lungo questa strada, non semplice ma piena di speranza».
I commenti
«Sappiamo di non essere in grado di cambiare il mondo – dice padre Gambetti – . Ma ciascuno di noi sa che può cambiare il suo “piccolo mondo” e offrire un contributo per imprimere una grande svolta al corso della storia, realizzando il sogno di un’economia a misura di un umanesimo fraterno, che rispetta, nutre e custodisce». E di «sogno» parla anche padre Fortunato, aggiungendo che «qui c’è una risposta, non di singoli eroi, ma insieme». Poi una dura accusa. «Se per crescere e sviluppare dobbiamo inquinare, non è sviluppo, non è crescita, è imbarbarimento. Se per arricchirci dobbiamo creare più disuguaglianza, non è arricchimento, è disonestà».
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